L'uomo,
sin dalla notte dei tempi, ha guardato con timore e rispetto alla
montagna e alle sue alte vette.
Nessuna attività stimolata dall'intelletto rimane di difficile
interpretazione come l'alpinismo: esso è scienza, gioco, etica, sport a
seconda della cultura di chi lo pratica.
La grandiosità delle cime nascoste dalle nubi ha sempre rappresentato il
divino allontanando gli autoctoni pregni di paure e superstizioni, solo
con l'interesse scientifico si iniziò una vera esplorazione delle terre
alte.
L'alone di mistero che avvolgeva la barriera alpina comincia a diradarsi
tra la fine del 7oo e l'inizio 8oo, quando nobili, aristocratici,
letterati e poeti si mettono in viaggio attraverso le vallate alpine,
spinti da sete di conoscenza e spirito di avventura. Per convenzione si
considera come nascita dell'alpinismo la salita di Paccard e Balmat al
monte Bianco nel 1786. In un questo periodo l'interesse per questa nuova
frontiera fu di scienziati, uomini di cultura, clero, uomini
appartenenti a classi sociali molto agiate e depositarie della cultura
dell'epoca.
In seguito il confronto con i monti ebbe un approccio diverso, sempre
riservato ad un ceto sociale agiato, ma che frequenta le montagne per
diletto, sfida e gratificazione personale.
Il termine alpinista comincia a identificare chi frequenta le montagne e
sostituisce il classico
“viaggiatore” che finora descriveva gli eletti che esploravano le alpi.
L'alpinismo inizia così un corso diverso: nascono le prime
organizzazioni e i montanari locali sono coinvolti come guide, portatori
ed esperti del territorio.
Possiamo parlare di nascita del turismo alpino.
Il 23 ottobre 1865 a Torino nasce il club alpino italiano ed il
massiccio Ambin fu per questi pionieri dell'alpinismo vero terreno di
conquista.
La storia dell' alpinismo in Valle di Susa è difficilmente
ricostruibile, mancando su di essa specifiche documentazioni storiche.
Come sopra accennato, quasi per convenzione si fa coincidere la nascita
dell' alpinismo, inteso come la scalata delle montagne per studi
scientifici, per passione o per diletto, con la prima salita del Monte
Bianco, escludendo quindi tutte quelle cime salite per necessità dalle
popolazioni locali.
Ben prima della conquista del M. Bianco, nella valle si assiste ad un
episodio “ alpinistico” di notevole importanza, che ancor oggi fa
discutere gli storici; nel 1358 Bonifacio Rotario d' Asti sale per voto
religioso il Rocciamelone, alta vetta di m. 3538 posta sopra la
cittadina di Susa.
Fatto salvo questo particolare, la storia alpina della Valle di Susa,
per nulla si discosta da quella ordinaria, che ha più o meno
caratterizzato l'intero arco alpino.
Dapprima sono i valligiani che per quotidiano bisogno, salgono alcune
cime a loro più vicine, siano esse per la ricerca di pascoli, o per
ragioni di caccia oppure ancora per esigenze di comunicazione, ma mai
sicuramente per diletto. È solo con l' inizio del 1800 che si sviluppa
un alpinismo più sportivo, dapprima condotto quasi esclusivamente da
pochi signori stranieri, soprattutto inglesi, che viaggiando attraverso
le Alpi ne salgono le cime più importanti.
Una delle cime più rilevanti della Valle di Susa è lo Chaberton m. 3130
che venne salito per la prima volta, nel 1822 da Ufficiali dello Stato
Maggiore Austro-Sardo, l' anno seguente il 14 agosto del 1823 viene
scalata la vetta della Rocca d' Ambin di m. 3378, non a caso, da parte
di ingegneri piemontesi e austriaci per misura di un arco di parallelo.
Sempre restando nel gruppo Ambin, la prima ascensione nota, per così
dire alpinistico-sportiva è quella della Punta Sommeiller m. 3333 da
parte di Martino Baretti nel 1871, dopo di che, è la volta di W.A.B.
Coolidge che durante uno dei suoi viaggi, passa attraverso il Valico del
Moncensio e non manca di salire alcune vette, tra cui la Punta Nible, in
compagnia di Christian Almer padre e Pierre Michel, il 25 luglio del
1873, trovando però sulla cima un ometto di pietre.
Nella seconda metà del 1800 l' alpinismo raggiunge una certa maturità,
pur restando sempre appannaggio dei ceti sociali più alti, si sviluppa
anche nelle nostre città, Torino ne è un bell' esempio. Sono questi i
periodi in cui nelle zone di maggior interesse alpinistico, alcuni
montanari, che per capacità ed intuito ne sono particolarmente portati,
si inventano un lavoro nuovo, accompagnando per monti nobili cittadini,
nascono le Guide Alpine. È da ricordare la prima salita dei Denti d'
Ambin avvenuta il 10 agosto 1875 da parte di Martino Baretti
accompagnato dalle guide di Chiomonte, Augusto e Franceso Sibille, dopo,
che proprio in quell' anno si era scatenata una vera corsa per la loro
conquista, con una serie di tentativi infruttuosi, portati in scena da
nomi illustri dell' alpinismo piemontese, Martelli, Nigra, Vaccarone,
Castagneri. Successivamente anche il Grand Cordonnier, ardita cima del
gruppo Ambin, purtroppo non visibile dal fondovalle viene scalata nel
1876 da Felice Montaldo con la guida Augusto Sibille.
Di seguito vengono scalate in successione tutte le vie di cresta e di
parete più interessanti, del gruppo, da non dimenticare è la parete nord
del Monte Ambin, uno scudo di ghiaccio di 200 metri d' altezza con
inclinazioni fino ai 50° gradi, salita nel 1931 da C. Couvert, M.
Regibus, M. Prandi, e l’ imponente parete est della Rognosa d’Etiache,
un muro di quarzite verticale di oltre 350 metri che ha impegnato per
decenni le più forti cordate torinesi.
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